Tipico dolce tradizionale piemontese il Bonèt è un budino le cui origini vengono fatte risalire alla zona delle Langhe. La versione più antica conosciuta come “alla monferrina” si prepara con uova, zucchero, latte e amaretti. Secondo alcune fonti la presenza di un dolce molto simile è rintracciabile nei banchetti del XIII secolo.
Oggi invece, ne esiste una seconda versione moderna in cui, a partire più o meno dal XVIII secolo è stato introdotto il cacao e più tardi gli amaretti interi come decorazione (Fonte: Taccuini storici).
Pur non appartenendo al repertorio di dolci regionali della mia famiglia, mia nonna paterna quando ancora stava bene, preparava sempre il Bonèt, insieme ad altre golosità, per feste natalizie e pasquali. La sua era una variante ricca in cui una parte di latte era sostituito dalla panna, solo un pizzico di cacao, amaretti, uova e liquore.
La ricetta annotata con estrema perizia sulla sua agenda delle ricette, le era stata donata, da quanto ne so, da una zia lontana che a sua volta l’aveva imparata da un’amica di vecchia data. Mia nonna Ornella a suo tempo mi aveva dato anche questa, ma io purtroppo non la trovo più da nessuna parte!
Spero proprio di riuscire a rintracciarla perché è un peccato non poter portare avanti i piatti storici che fanno parte della mia famiglia. E questo Bonèt era anche uno dei miei dolci preferiti.
In assenza quindi della ricetta di nonna, in occasione della Giornata nazionale del Bonèt promossa dal Calendario del cibo italiano, ho avuto comunque l’onore di preparare la deliziosa versione di Luigi Veronelli, filosofo, editore, intellettuale e critico enologico. Grazie all’incontro con Luigi Carnacina, maître di fama, Veronelli si affermò anche come gastronomo e dopo essersi formato alla sua “scuola” collaborò con lui per più di dieci anni (Fonte: Casa Veronelli- biografia).
Sempre più famoso grazie alla sua attività giornalistica e alle apparizioni in TV, Veronelli fondò la “Veronelli Editore” alla fine degli anni ottanta, allo scopo di impegnarsi nello studio del patrimonio gastronomico nazionale e, nell’ultimo periodo della sua vita, diede vita a numerose battaglie a favore delle “Denominazioni Comunali”, finalizzate a salvaguardare l’origine genuina dei prodotti (Fonte: Biografie online).
Se vi piacerebbe provare qualche piatto del suo repertorio, a suo tempo qui sulle pagine del Calendario sono state pubblicate le ricette per realizzare una serie di menù di Luigi Veronelli. Qui invece, oltre al Bonet che ho preparato io, potrete trovare altre varianti e utili approfondimenti.
Bonèt di Luigi Veronelli
in, 100 menù per ogni occasione dai pranzi in famiglia alle cene importanti
Tempo di preparazione: 1 ora e 30 minuti (+ il tempo per far raffreddare il dolce)
Ingredienti:
6 uova,
200 g di zucchero semolato,
7 dl di latte tiepido,
8 amaretti sbriciolati,
20 g di cacao amaro in polvere,
1 bicchierino di rhum.
Accendere il forno a 150° C.
In una capiente casseruola rompere le uova. Aggiungere 150 g di zucchero e battere con una frusta fino ad ottenere una crema liscia e vellutata.
Incorporare il cacao setacciato, versare il latte poco alla volta e, sempre mescolando, unire gli amaretti sbriciolati e il rhum.
In una piccola casseruola, meglio se di rame non stagnato, versare lo zucchero rimasto bagnandolo appena con un pochino di acqua. Porlo sul fuoco a fiamma dolce e lasciarlo scaldare sino a quando non avrà assunto un leggero colore biondo.
Versare subito lo zucchero caramellato nello stampo per budino scannellato, precedentemente tenuto al caldo (può essere tenuto in forno qualche minuto), facendolo scorre in modo da bagnare le pareti e il fondo.
Rovesciare il composto di uova nello stampo e coprirlo con un foglio di carta stagnola, lasciando un piccolo spazio libero in modo da favorire l’uscita del vapore. Cuocere in forno a bagnomaria facendo attenzione che l’acqua non raggiunga il bollore. In questo caso, eliminarne qualche cucchiaio sostituendola con altrettanta acqua fredda.
Dopo circa un’ora ritirare dal forno lo stampo. Il bonèt sarà cotto al punto giusto quando, sotto la pressione di un dito, è un poco fermo ed elastico. Lasciarlo raffreddare del tutto in un luogo fresco. Sformarlo su un piatto da portata e servirlo subito.
Questo é un dolce antico molto buono, l’ho mangiato preparato anni fa da mia cognata ( senza cacao), proverò la tua ricetta perché é sicuramente ottima. Buona domenica 😍
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Mi ricorda una mia zia di Asti che me lo faceva spesso. Io non mi sono mai cimentata, dici che è ora? 😉
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🙂 mmm su due piedi direi che secondo me potresti rimediare provando!!! Scherzi a parte è davvero facile da fare e secondo me vale la pena! Chissà che buono quella di tua zia, io avevo la nonna che me lo faceva 🙂
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Sai che qualche settimana fa mi sono imbattuta in qualche foto che lo ritraeva! Incuriosita sono andata subito a spulciare e a documentarmi! È in cima alla lista tra i dolci che vorrei preparare! Sembra così delizioso che ne assaggerei subito un pezzetto Mile!
Buon weekend carissima ☺️
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🙂 siamo telepatiche! io era da tanto che non lo mangiavo. Non è come quello della mia nonna, ma devo dire che così è piaciuto a tutti perchè non è pesante e si mangia davvero volentieri! Non vedo l’ora di leggere anche la tua versione un bacione grandissimo e buon fine settimana 🙂
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Mai fatto, però mi sembra davvero alla mia portata, mi sembra che sia un dolce per tante persone vero?
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Giovanna è veloce e semplice da fare. Io ho preparato due stampi in acciaio da 700 ml circa. Il composto è arrivato più o meno ad un cm e mezzo sotto il bordo. ogni budino era circa per 6 persone. Se lo devi preparare puoi fare metà dose così ottieni un solo budino per 6 persone, oppure dividi tutto per 3. Con sole due uova e 230 g di latte potresti preparare delle mini porzioni. Ora segno nella ricetta lo stampo usato… mi scordo sempre di farlo!!! Buona domenica carissima un grande bacio!
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Grazie carissima, dovrò comprare uno stampo piccolo, ne ho uno molto grande che ormai non uso più.
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Il bonnet lo mangiai una volta in un ristorante: la mia prima e unica volta e ne conservo un delizioso ricordo.
Speriamo che salti fuori anche la ricetta della tua nonnina; altrimenti ti toccherà fare tante prove fino a quando non arriverai a riprodurne il gusto 😉
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Carissima buone fine settimana, come stai? Questa versione è ottima ma si discosta un poco da quella della nonnina. Spero di ritrovare la sua ricetta altrimenti mi toccherà come dicevi tu andare a tentativi…. chissà dove sarà finita!!! Un bacio grande
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Io ho una ricetta che mi diede almeno 30 anni or sono un collega della sede di Cuneo. E’ tanto che non lo faccio. Devo proprio provvedere!
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Chissà che buono!!! Sai che anche io era da tanto tempo che non lo mangiavo! Le ricette di una volta sono sempre un piacere. Buon fine settimana e grazie di essere passata a trovarmi 🙂
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